F F Tribuna Libera: Che ne sarà del Partito Democratico?

lunedì 30 gennaio 2017

Che ne sarà del Partito Democratico?






In queste settimane stiamo assistendo alla lacerazione tra le due anime principali del Partito Democratico, quella renziana (più "moderata" e plebiscitaria) e quella più a sinistra. E viene paventato anche il rischio di una scissione. Ma come è possibile che, dopo neanche dieci anni di vita, un partito nato per durare decenni (dall'unione di Democratici di Sinistra e della Margherita) già potrebbe annunciare la sua fine, così come due anni fa fu segnata anche la fine del Popolo delle Libertà dalle cui spoglie rinacque Forza Italia e una sorta di nuova Alleanza nazionale (Fratelli d’Italia)?


Proviamo a capirlo. La mia idea è che le due “fusioni” (Pd e Pdl), lungi dall’essere una condivisione totale di idee e storie, siano state dettate piuttosto dalle esigenze immediate legate alla legge elettorale. Mi spiego. 

Dal 2005 era in vigore il cosiddetto “porcellum”, un sistema proporzionale che concedeva un largo premio di maggioranza all’alleanza di liste (e quindi di partiti) che avesse ottenuto anche un solo voto in più dell’alleanza arrivata seconda. Evidentemente un sistema che favorisce alleanze ma anche la frammentazione interna, essendoci uno sbarramento molto basso. Perché solo due anni dopo, sia a destra che a sinistra, si volle creare due partiti unici (Pd e Pdl) essendoci un sistema elettorale che andava in senso opposto?



La risposta è molto semplice: la motivazione ufficiale era quella di evitare il caos interno e l’ingovernabilità (ve lo ricordate cosa accadde con il governo dell’Unione guidata da Prodi dove ogni partitino quotidianamente rimarcava le differenze?). 

Ma c’è anche un altro motivo, forse principale: proprio nel 2007 era stato proposto un referendum che mirava a cancellare/modificare alcune parti del porcellum, abolendo essenzialmente il collegamento tra liste. Di conseguenza, se fosse passato, il premio di maggioranza non sarebbe stato più attribuito alla coalizione ma alla singola lista più votata. 

Da qui la necessità di trasformare la gran parte delle alleanze di destra e sinistra in partiti, Pd e Pdl, per poter vincere le elezioni.




Nel frattempo, cadde il governo Prodi e si andò ad elezioni, vinte (sempre col porcellum) dal Pdl. Il referendum, rinviato, si tenne nella primavera del 2009. Colpo di scena imprevisto: il quorum non venne raggiunto, tutto restava dunque come prima. Non erano più necessarie liste uniche forti, ma ormai i partiti erano stati creati e si erano radicati. I due partiti iniziarono a segnare divisioni forti al loro interno ma tirano avanti finchè possono, nonostante le contraddizioni.

Nel 2013, per pochi voti, il Pd è primo partito, senza maggioranza al Senato. Per necessità (non essendo i grillini disponibili ad alleanze di alcun tipo), nasce un governo di larghe intese tra Pd e Pdl, fino a quando a fine 2013, il Pdl muore e rinasce Forza Italia. Nel Pd l’unità vera è ancora lontana, le divisioni si accentuano con la nascita del Governo di Matteo Renzi.  





Un nuovo tentativo di riproporre l’attribuzione del premio di maggioranza alla lista e non più alla coalizione viene fatta con l’Italicum voluto dai renziani. Era previsto anche un ballottaggio tra le prime due liste più votate. La Corte Costituzionale a dicembre 2016 smonta anche questo impianto. Resta un sistema proporzionale senza premio e proprio in questo scenario si accentuano le spinte centrifughe interne al PD, fino alla possibile scissione paventata in questi giorni.

Dunque gli effetti di divisione (sembra ormai che ci siano due partiti diversi nello stesso partito) hanno cause lontane. Il processo di fusione non è riuscito perché forse troppo frettoloso e calato dall’alto e probabilmente ad oggi non potrà che avere un esito, più o meno scontato. Un vero Pd (e un vero Pdl) in realtà non sono mai nati, perlomeno a vedere le divisioni tra i rispettivi vertici. Il "renzismo" e la personalizzazione estrema non hanno fatto altro che portare all'estremo questa divisione.



Credo che dal Partito Democratico potrebbero nascere due nuove realtà che molto probabilmente resteranno alleate ma saranno allo stesso tempo separate, perché sono profondamente diverse politicamente, all’interno di un processo di disgregazione/riaggregazione. Ancor di più se il sistema elettorale sarà un proporzionale puro. 

Vedremo. Resta il fatto che si sta parlando più di confronti tra politici che di idee.





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